
Dallo schermo alla vita: Inside Out 2, un viaggio tra le Emozioni
- Pubblicato da ArmonyaMente
- Data 9 Luglio 2024
L’universo delle emozioni è complesso e si fonda su un delicato equilibrio tra percezione ed espressione. Nella società moderna, molti di noi tendono a nascondere e reprimere le emozioni per paura del giudizio altrui e della propria vulnerabilità. Quando questo meccanismo diventa un’abitudine costante, possono insorgere diversi problemi. Il film “Inside Out” illustra perfettamente questo tema, offrendoci una preziosa guida per riflettere sull’importanza vitale della gestione delle emozioni per il nostro benessere psico-emotivo.
Durante la mia infanzia e, in particolare, durante l’adolescenza, ho trovato estremamente difficile gestire le mie emozioni. Alternavo tra la repressione totale e manifestazioni forzate di sentimenti. Quando ripenso alla bambina che ero, al mio percorso e alle difficoltà affrontate, mi chiedo spesso cosa sarebbe cambiato se avessi saputo ascoltare ciò che il mio corpo mi comunicava attraverso il sistema limbico. Probabilmente, la mia vita sarebbe stata più semplice e sicuramente più libera.
Quando sono diventata mamma, ho scelto di non avere la televisione in casa, non per necessità economica ma per decisione consapevole. Spesso, il mercoledì pomeriggio, andavo al cinema con mio figlio per guardare insieme film o cartoni animati per bambini. Alla fine di ogni proiezione, facevamo un gioco: cercavamo di capire il significato della storia, il messaggio che voleva trasmetterci e cosa avessimo imparato.
Oggi mio figlio è un adolescente e abbiamo guardato con grande piacere e interesse “Inside Out 2”, riproponendo lo stesso gioco di riflessione.
È più semplice liberarsi dell’ansia e delle emozioni spiacevoli comprendendo il loro messaggio, piuttosto che cercare di allontanarle.
Questo è ciò che trasmette “Inside Out 2” al pubblico. In un’epoca in cui i contenuti televisivi e le reti sociali spesso favoriscono la superficialità, sono felice che ci siano ancora registi capaci di offrire alle famiglie l’opportunità di riflettere e di aprire una porta sull’importanza della gestione delle emozioni e dell’ascolto di sé.
Abituati a frasi come “non arrabbiarti”, “non piangere”, “non ridere” e “non avere paura”, insieme alle distrazioni quotidiane che usiamo per anestetizzare le emozioni meno piacevoli, finiamo spesso per reprimere la nostra vera natura, amplificando così i problemi. “Inside Out” diventa un invito a condurre una vita più consapevole.
Abbracciare pienamente ciò che siamo e ciò che sentiamo è un passo fondamentale verso una vita più libera e serena.
L’importanza della Gestione Emotiva
Il titolo del film “Inside Out” coglie perfettamente la complessità delle emozioni umane: da un lato le viviamo interiormente, influenzando il nostro stato d’animo e la nostra percezione del mondo (inside), mentre dall’altro le manifestiamo esternamente, attraverso le nostre azioni, le nostre parole e il nostro comportamento (out). Questo dualismo sottolinea quanto le nostre emozioni non siano solamente esperienze interne, ma influenzino profondamente anche il nostro modo di relazionarci con gli altri e con l’ambiente circostante.
“Inside Out 2” mette in evidenza l’importanza fondamentale della regolazione emotiva, cioè la capacità di riconoscere e gestire le nostre emozioni, insieme all’espressione delle stesse, per favorire il benessere personale e interpersonale. Una buona regolazione emotiva non implica solo reprimere o esprimere liberamente le emozioni, ma trovare un equilibrio che favorisca una comunicazione emotiva efficace e una risposta interna ed esterna più positiva alle situazioni della vita quotidiana.
La storia di “Inside Out” si sviluppa un anno dopo gli eventi del primo film, con Riley, ora tredicenne, che affronta la crescita, il liceo e il trasferimento di casa. Questo cambiamento costringe Riley ad adattarsi a una nuova scuola e a stabilire nuove routine in un ambiente diverso.
Nel film, le emozioni sono personificate come personaggi distinti, ciascuno con un ruolo cruciale nel determinare il comportamento di Riley. Gioia, che ha sempre dominato la vita di Riley, viene messa alla prova quando emergono emozioni come Tristezza e Rabbia, portando Riley a vivere una crisi che scatena nuove sensazioni come ansia e attacchi di panico.
Durante questo periodo, Gioia, che fino ad allora aveva cercato di proteggere Riley dalla tristezza, realizza quanto sia fondamentale permettere a Riley di esprimere e accettare questa emozione per superare il dolore. Le emozioni creano una nuova area nella mente di Riley chiamata “Senso di Sé“, uno spazio che raccoglie ricordi e sentimenti fondamentali per la sua identità in crescita.
Determinata a mantenere il “Senso di Sé” ricco di ricordi positivi, Gioia sviluppa un meccanismo per relegare i ricordi negativi nella parte più recondita della mente di Riley. Tuttavia, durante questo processo, comprende l’importanza di non eliminare o reprimere le emozioni dolorose, ma di accoglierle e trasformarle in occasioni di crescita e comprensione di sé stessi. Troppo spesso cerchiamo di anestetizzare o cancellare ciò che è spiacevole, dimenticando che fa parte di noi, infatti è proprio Tristezza a permettere a Riley di comunicare apertamente e di affrontare la sua crisi emotiva in modo costruttivo.
Intrappolati nell’Ansia: La Battaglia Emotiva di Riley
Nuove emozioni fanno il loro ingresso al Quartier Generale, confrontandosi con quelle originarie per i loro diversi modi di affrontare la vita: Ansia, Invidia, Imbarazzo e Noia.
L’ansia spinge il “Senso di Sé” nel retro della mente, imprigionando i ricordi passati e creando una distorsione nel “Senso di Sé”. Questo processo si nutre di ricordi negativi, influenzando il comportamento di Riley e minacciando di compromettere le sue relazioni e il suo equilibrio emotivo, proprio come spesso accade nella vita reale degli esseri umani.
Situazioni stressanti come un importante cambiamento possono spesso innescare un aumento dell’ansia, portandoci a reagire in modo eccessivo e ad isolarsi dagli altri.
Mentre le emozioni primarie lottano per combattere l’Ansia e ripristinare il vecchio “Senso di Sé”, emerge un messaggio nuovo e importante: l’ansia, il dolore, gli attacchi di panico e le emozioni spiacevoli non vanno eliminate, nascoste o combattute. Piuttosto, vanno ascoltate e comprese, perché portano messaggi profondi che rivelano una parte di noi stessi.
Tornando alla storia, ogni azione e pensiero di ansia, pur generando sensazioni e comportamenti spiacevoli, è dettato dall’intenzione di proteggere Riley. Comprendere da cosa ci si vuole proteggere rende più semplice gestire le emozioni e le situazioni.
Questo approccio invita a un dialogo aperto con le nostre emozioni, riconoscendo che esse hanno un ruolo importante nel nostro benessere emotivo e che possono essere compagne preziose nel nostro percorso di crescita personale.
Ogni emozione è cruciale e svolge un ruolo fondamentale nella nostra esistenza. Non esistono emozioni negative; persino l’ansia porta con sé un messaggio vitale che merita di essere ascoltato. L’ansia non è semplicemente una forza destabilizzante, ma una guida che, se capita e gestita adeguatamente, può aiutarci a prevenire pericoli e prepararci meglio per il futuro. Respingerle equivale a negare una parte significativa di noi stessi; invece, comprenderle e accoglierle ci aiuta a crescere come individui equilibrati e resilienti, capaci di affrontare la complessità della vita con saggezza e consapevolezza.
Ansia e Depressione: Due Facce della Stessa Medaglia
Mentre la paura è un imminente risposta a un pericolo immediato, la natura dell’ansia è rivolta al futuro, nasce dalla preoccupazione per eventi incerti non ancora avvenuti.
Spesso, ansia e depressione sono considerate espressioni diverse di un disturbo comune. Entrambe affondano le radici in pensieri e credenze che ostacolando la capacità di vivere il momento presente.
È comune che ansia e depressione coesistano, aggravandosi reciprocamente. L’ansia può portare alla depressione quando le preoccupazioni diventano croniche e intollerabili, mentre la depressione può intensificare i sintomi ansiosi. Sebbene entrambe le condizioni impediscano di vivere nel presente, l’ansia è incentrata su paure future, mentre la depressione è spesso legata a perdite passate.
Decodificando l’Ansia
L’ansia spesso si manifesta nella condizione nota come Costellazione Schizofrenica dei lobi frontali. Questo coinvolge la corteccia frontale del cervello, specialmente le aree che regolano i dotti tiroidei e faringei. Il sintomo principale è un’ansia persistente e una paura del futuro, che può variare in intensità a seconda della gravità dei conflitti interiori. Il Foglietto embrionale associato all’ansia è l’Ectoderma, che reagisce principalmente ai conflitti legati alle relazioni e al territorio.
Osservando dal punto di vista della Biodecodificazione, come nella Bioneuroemozione e nelle cinque leggi biologiche, possiamo notare che il sistema simpatico si attiva per evitare un pericolo e risolvere un problema reale o simbolico. Questo significa che il corpo si aziona anche quando il problema è solo una nostra idea in quanto risponde alla nostra percezione cercando quindi di affrontare il pericolo che si trova nel nostro inconscio.
Lotta, fuga e paralisi sono le reazioni che si attivano di fronte all’ansia.
Nella decodifica dell’ansia troviamo quindi un conflitto di “fai il morto, fuggi o combatti”.
Conflitto di svalutazione, paura e impotenza che porta alla sensazione di essere incapaci di affrontare la situazione.
Perché spesso nonostante i tentativi non si riesce a vincere l’ansia?
L’ansia è un’emozione conscia che cela un’emozione inconscia. In realtà, l’ansia è un sintomo che nasconde un conflitto più profondo e significativo non ancora emerso, ed è questo che dobbiamo cercare di scoprire. Spesso si agisce superficialmente cercando di eliminare il sintomo, invece di accogliere il messaggio che l’ansia ci porta e indagare a fondo le sue radici e cause, ovvero l’emozione inconscia nascosta.
Quando l’ansia persiste ed è apparentemente esagerata o priva di motivo, o si ha la sensazione che ci accompagni da sempre, diventa fondamentale esplorare l’aspetto transgenerazionale.
I sintomi dell’ansia possono variare notevolmente, manifestandosi improvvisamente o sviluppandosi gradualmente, e spaziano da lievi inquietudini a veri e propri attacchi di panico.
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Decodifica – Attacchi di Panico
Da diversi anni, la spiegazione più frequente associata agli attacchi di panico risiede nelle origini psicosomatiche.
Un attacco di panico si manifesta improvvisamente e raggiunge il suo apice in pochi minuti. I sintomi includono palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, dolore toracico, nausea, vertigini, derealizzazione, paura di perdere il controllo o di morire, parestesie e brividi.
Sebbene i sintomi siano fisici, le cause degli attacchi di panico spesso risiedono in conflitti psico emotivi.
Secondo la biodecodificazione o decodifica, la percezione che ciò che si vive è insormontabile innesca un attacco di panico. Il senso biologico di tale reazione è la risposta cerebrale di un pericolo imminente reale o simbolico. La paura è l’emozione che spicca in questa sintomatologia.
Alla radice del conflitto programmante troviamo una ricorrenza di episodi di forte stress. Considerando la seconda legge biologica bifasica ci troviamo nella Crisi Epilettoide di una costellazione frontale ovvero in fase di riparazione di conflitti legati al senso di incapacità e di impotenza, alla sensazione di avere le mani legate e di non potere o non essere in grado di evitare il pericolo.
Ansia e Attacchi di Panico – Transgenerazionale
È possibile manifestare reazioni a un trauma o a un conflitto senza averlo vissuto direttamente? Sì, ciò può accadere non solo per motivi psicologici individuali, ma anche per influenze transgenerazionali, ovvero da uno shock vissuto da un altro membro della famiglia. Siamo il prodotto del nostro albero genealogico.
Quando diventa quasi impossibile risolvere o comprendere un attacco di panico, l’ansia o altri sintomi, quando sentiamo che c’è qualcosa di più forte di noi a cui non riusciamo a dare un nome, spesso troviamo una radice transgenerazionale. Le esperienze traumatiche che causano questi sintomi possono appartenere al nostro albero genealogico piuttosto che alla nostra vita diretta.
È essenziale esaminare la storia familiare per identificare eventuali traumi, schemi e conflitti vissuti dai nostri antenati, poiché questi elementi sono parte integrante della nostra storia e possono influenzare indirettamente la nostra personalità.
Comprendere la natura e le cause degli attacchi di panico da diverse prospettive, come la psicologia comportamentale, la psicoanalisi e la biodecodificazione, può offrire una visione più completa e integrata del problema. Questo approccio aiuta le persone a gestire e superare questi episodi con maggiore consapevolezza e capacità di comprensione di sé stesse.
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✦ Daniela Gardino
Psicobiogenealogista e docente presso l’Accademia Olistica ArmonyaMente.
Specializzata in biodecodificazione transgenerazionale e genealogia, PNL e diverse tecniche, facilitatrice di Costellazioni Familiari.
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